viernes, 25 de marzo de 2016

Le falle del Belgio, l'indirizzo di Salah era noto:nessuno lo disse a intelligence



La polizia belga conosceva l'indirizzo dove si trovava Salah Abdeslam a Molenbeek dal 7 dicembre scorso, ma il fascicolo che conteneva l'informazione non è mai stato trasmesso all'anti-terrorismo. Il comitato P, che controlla l'attività della polizia in Belgio, ha aperto un'inchiesta sulla nuova falla. E dalla stampa Usa, invece, si viene a sapere che fratelli El Bakraoui, che si sono fatti saltare in aeroporto, erano nelle liste terrorismo.

Il 7 dicembre un poliziotto di Malines aveva segnalato in un rapporto il civico 79 di rue des Quatre vents, dove è stato arrestato una settimana fa Salah Abdeslam. Ma l'informazione non venne mai segnalata alle unità anti-terrorismo del Belgio.

Un poliziotto fece "fuggire" per sbaglio Salah - Il giorno del blitz, poi, avrebbe per sbaglio aiutato Salah nella fuga. "Via, via, non potete stare qui, è in corso un'operazione di polizia!": questo avrebbe gridato un agente belga ai fuggiaschi Salah Abdeslam e Amine Choukri, che scappavano dal retro della casa di Forest investita dal raid delle forze speciali del Belgio lunedì della scorsa settimana. Lo ha raccontato in diretta tv l'inviato della televisione francese TF1. I due, che sono stati arrestati quattro giorni dopo a Molenbeek, avrebbero preso la fuga "incoraggiati" dal poliziotto belga, stando alle fonti citate dall'inviato. 

Fratelli El Bakraoui in liste terroristi Us- La mancanza di comunicazione tra intelligence dei vari Paesi viene poi avvalorata da alcune indiscrezioni di stampa amaericana. I fratelli El Bakraoui, che si sono fatti saltare in aria negli attentati di Bruxelles, erano noti alle autorità americane ed erano inseriti nel database anti-terrorismo degli Stati Uniti. La notizia è stata diffusa da Nbc che cita due fonti anonime interne secondo cui Ibrahim e Khalid El Bakraoui erano stati messi in una lista come "potenziali minacce terroristiche". Non è chiaro, però, "in quale delle diverse liste del database i due fratelli fossero inseriti". Il Centro nazionale anti-terrorismo, che coordina l'intelligence sulle minacce degli estremisti, non hanno commentato.

domingo, 20 de marzo de 2016

HA UN CANCRO A 16 ANNI, IL BLOG COMMUOVE: "COSÌ AFFRONTO L'IDEA DELLA MORTE"



“Cinque mesi fa mi hanno diagnosticato un cancro terminale", a scriverlo è un ragazzo di 16 anni, Max Edwards, che ha deciso di affrontare la malattia senza che questa gli cambi quello che resta della sua vita. Sul blog 'The Anonymous Revolutionary' racconta come è avere un tumore così giovani e spiega che quello che gli è accaduto ha cambiato la sua percezione del tempo, ma non il suo carattere e la sua consapevolezza che prima o poi tocca a tutti lasciare questo pianeta.

Il Guardian ha ripreso alcuni passaggi delle sue riflessioni sulla morte. 

"In passato ho immaginato una malattia terminale come il periodo breve e deprimente prima della morte prematura di una persona, ma in qualche modo non mi sembra così drammatico o sconvolgente. Non mi sento come se la mia vita normale fosse finita, o la mia percezione di essa fosse cambiata radicalmente... Ok, ci sono degli inconvenienti, ma ho scoperto che questi problemi hanno iniziato a sistemarsi da soli dopo un po’.

Poi parla del suo rapporto con la religione: "Non credo in Dio, non ci credevo prima della diagnosi e non ci credo oggi... Non sento di aver bisogno di conforto... La soddisfazione della routine quotidiana è sufficiente nella strada del conforto. 

Una cosa che ho iniziato a fare è misurare il tempo in pezzi distinti. Di norma, avrei permesso ai giorni di confondersi nelle settimane, le settimane nei mesi e i mesi negli anni... Ho più o meno fatto pace con l’idea della morte, ma la questione di quando sarà è ancora un pensiero che mi intimorisce. La crescita (pressoché) inevitabile del mio tumore significa che probabilmente arriverà presto, ma non so ancora esattamente quando, e non sono sicuro di volerlo sapere... Sono certo che l’aspettativa della morte sia peggio della morte stessa".
 
Ecco le sue soluzioni per combattere con l'idea della morte: "Primo: guardo alla mia vita, che credo sia stata un modesto successo, e mi ricordo che non avrebbe potuto svolgersi in nessun altro modo. L’unico modo di avere il mio unico set di esperienze è stato vivere la mia vita così com’è, e questo significa anche morire quando morirò. Se anche mi sbagliassi, e se ci dovesse essere più infelicità di quella che desidero ricordare (rendendo la mia vita un “insuccesso”), allora la morte – l’assenza di dolore o piacere – dovrebbe essere vista logicamente come un miglioramento. Poi ricordo a me stesso che l’esperienza della morte non appartiene solo a me. Che accada a 16 o a 95 anni, sperimentare la fine di tutto è lo stesso processo – è solo che io e le persone che mi stanno vicino siamo costretti ad affrontare questo fatto prematuramente".